È boom di richieste per visitare il museo Falcone e Borsellino, inaugurato qualche giorno fa all’interno del palazzo di giustizia palermitano. Per gestire questo flusso, che deve procedere compatibilmente con l’attività degli uffici giudiziari, a giorni verrà creato un apposito spazio sul sito della Corte d’Appello di Palermo (www.giustizia.palermo.it). “Le richieste – spiega il presidente della giunta distrettuale dell’Anm, Matteo Frasca su Palermotoday – potranno essere inoltrate via mail. In questo modo sarà possibile fissare degli appuntamenti per consentire le visite”.
Il “bunkerino”, così viene chiamata l’area in cui si trovano gli uffici in cui lavorarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a partire dalla seconda metà del 1983, è peraltro uno spazio piuttosto piccolo, dove non è possibile accedere in tanti. Di giorno in giorno ad aggiungere cimeli è Giovanni Paparcuri, l’autista di Rocco Chinnici scampato alla strage in cui il giudice venne trucidato e che Falcone e Borsellino vollero poi nella loro squadra, che ha fortemente voluto il museo. Nelle stanze sono stati sistemati arredi, oggetti e preziosi documenti originali. Ci sono la penna di Falcone, come il suo pacco di sigari, i vari posacenere utilizzati dai giudici che, oltre ad essere legati da una fortissima amicizia, erano anche due grandi fumatori.
Ci sono computer dell’epoca e anche una macchina per la microfilmatura. I primi strumenti tecnologici che furono messi a disposizione dello storico pool antimafia.
Negli anni questi uffici sono stati utilizzati ad altri fini e svuotati dei loro arredi. Ora si è deciso di recuperarli per aprirli al pubblico e fornire una memoria viva dei due magistrati uccisi dalla mafia nel 1992.
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