Le luci si sono appena spente su una città che, per una settimana, si è trasformata in una gigantesco sipario a cielo aperto per l’Alta Moda, grazie ad un marchio che è ormai un simbolo dell’eccellenza italiana, e soprattutto siciliana, nel mondo.
Stefano Dolce e Domenico Gabbana, che ormai da più di trent’anni rappresentano un sodalizio vincente, hanno scelto di tornare in quello che è il luogo d’elezione e di ispirazione del marchio D&G, la Sicilia.
E hanno scelto Palermo, con tutti i suoi luoghi più vividi e rappresentativi per trasformarla in una gigantesca passerella itinerante.
Due artisti, la cui ispirazione ha incontrato ormai anni fa, il genio creativo del fotografo Fernando Scianna che ne immortalò le prime campagne pubblicitarie proprio in Sicilia, con fotografie in bianco e nero ispirate al cinema italiano degli anni quaranta. Ed è il cinema italiano così come il folklore e la tradizione, il fil rouge delle collezioni che hanno ammaliato le donne di tutto il mondo.
“Il vestito siciliano” da sempre cifra di D&G, venne osannato dalla stampa e della moda e fu indicato dall’autore Hal Rubenstein come uno dei 100 vestiti più importanti mai disegnati. È considerato il pezzo più rappresentativo per il marchio. Rubenstein ne tessè le lodi nel 2012, scrivendo: “Il vestito siciliano è l’essenza di Dolce & Gabbana, la pietra di paragone sartoriale del marchio. Il vestito prende spunto da una sottoveste, ma è una sottoveste che ha adornato Anna Magnani ed è una sagoma che ha ornato Anita Ekberg e Sophia Loren.” (cit.)
Ma la collezione con cui i due stilisti hanno ammaliato Palermo sembra essere stata creata a partire dal ”tessuto” vitale siciliano. Dai suoi colori e i suoi profumi.
Con gli immancabili pizzi neri e bianchi a contrasto, con volumi di organza di seta e colori rubati alla cassata siciliana, con abiti in mikado o in voile di pizzo dalle forme voluttuose ed aeree che ricordavano le leggendarie movenze del valzer del Gattopardo di Luchino Visconti.
Con piume colorate montate su improbabili acconciature e gli immancabili ”giummi” a corredo di abiti ricalcati sul modello dei più tradizionali e coloratissimi carretti siciliani.
Con tessuti operati e decorati aguisa dei lussuosissimi mosaici bizantini della Cappella Palatina e del Duomo di Monreale. E gli immancabili modelli vestiti da ”picciotti”,pantalone nero, camicia bianca e ”coppola”, come tradizione vuole.
Una passerella che si è snodata su alcuni dei palcoscenici più belli della città, come Monreale, Palazzo Francavilla ma soprattutto Piazza Pretoria, completamente rinnovata e ”vestita a festa” (è proprio il caso di dirlo) grazie alla lungimiranza di una giunta comunale che ha stravinto le recenti elezioni proprio in virtù dell’amore verso questa città, che ha nutrito e nutre una ”visione” ben salda …trasformare Palermo nella capitale della cultura per il 2018, e che ha saputo vedere nella capacità di questi due grandi artisti del ”taglia e cuci” un intento e un fine comune.
Un amore lungo una vita per una città che ha saputo accogliere un evento di proporzioni enormi con la grazia e la professionalità di una ”signora d’alto bordo”, che ha mostrato, anche se molti degli eventi erano ”ONLY VIP ALLOWED” , tutto quello per cui vale la pena, almeno una volta nella vita, visitare Palermo.
Rossella Ruffino
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