“Sontuosa cappella che insieme al Palazzo Reale è ricoperta di mosaici d’oro”
Così il Daily Telegraph incorona la Cappella Palatina tra le 23 chiese più belle al mondo,soffermandosi ancora una volta sulla città di Palermo, cui riserva un trattamento tutto particolare.
Già nei mesi precedenti, un altro celebre quotidiano, The Guardian, aveva dedicato a Palermo un ampio servizio, definendola: ”città senza eguali in Europa e capace di creare un mix frizzante di cibo arabo, strade spagnole, torri normanne”, ‘certificando’, se ancora ce ne fosse bisogno, una devozione e un gradimento da parte del pubblico anglosassone che ormai, dura da anni.
Tante le esclusioni ‘eccellenti’ della classifica operata dal Daily Telegraph.
Non troviamo nomi famosi quali San Pietro o la Cappella Sistina, a favore di chiese talvolta semisconosciute, quali ad esempio la Hallgrímskirkja (chiesa di Hallgrímur), il duomo luterano della capitale islandese Reykjavìk, dal caratteristico stile basaltico di fronte alla quale si erge la statua di Leif Erikson, il famigerato esploratore islandese che, si dice, sia stato il primo europeo a toccare le rive delle Americhe.
Tante avrebbero potuto ambire a quel posto, e se non a Palermo, dove altro trovare chiese di tale pregio? ma la Cappella Palatina è la sintesi del ‘codice’ artistico e storico della Sicilia. Fu commissionata e fatta costruire a partire dal 1130 per volere di Ruggero II al di sopra di una cappella precedente, la ‘Cappella delle Grazie’ (risalente al 1080) che oggi ne rappresenta la cripta, ed in seguito venne inglobata all’interno delle mura del Palazzo Reale (Palazzo dei Normanni) e consacrata nel 1140 come chiesa privata della famiglia reale.
Sontuosa, splendente, riccamente decorata in tutte le sue parti, la cappella Palatina (come del resto molti fra i monumenti arabo normanni risalenti allo stesso periodo) ‘parla’ di una felice sintesi, storica, sociale, religiosa prima ancora che culturale, avvenuta in un epoca mai troppo lontana nè dimenticata. Architettura normanna e decorazioni arabe. Cupola in stile abbasside e volta con ‘muqarnas’, tipici elementi decorativi ‘a stalattite’ arabi. Mosaici bizantini, mura rivestite d’oro e un meraviglioso esempio di Cristo Pantocrator nell’abside, come da tradizione.
Palermo ‘stupor mundi’ come i sovrani che trasformarono la Sicilia in uno scrigno di felice coabitazione tra più civiltà e religioni, coniugando le istanze e le specificità più diverse ed aliene, e trasformando la città in una summa delle testimonianze più pregevoli e ricercate.
Palermo che si lascia scoprire e riscoprire ad ogni nuova venuta. Ad ogni nuovo viaggio.
Palermo che accoglie e mai respinge. Palermo che offre visioni e miraggi, di ciò che è stato e di ciò che ancora, a dispetto di tutto, riecheggia.
E che, ancora oggi sussurra al viaggiatore più attento.
”Non saprei descrivere con parole la luminosità vaporosa di Palermo quel pomeriggio stupendo. La purezza dei contorni, la soavità dell’insieme, il degradare dei toni, l’armonia del cielo, del mare, della terra, i suoi monumenti, le sue chiese splendenti… chi li ha visti una volta non li dimentica per tutta la vita”.
così parò un tal Johann Wolfgang.
Per tutti, Goethe.
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